"Nell’arte il gioiello è rappresentazione autonoma di se stesso.
Si considera opera d’arte, come una pittura, come una scultura, come un’architettura.
Ho scelto il gioiello contemporaneo post anni ottanta.
Questa cultura post post moderna permette di indagare, di recuperare la storicità, di recuperare attraverso le citazioni le culture del passato e di inserirle a volte anche in contrapposizione con la figurazione più contemporanea.
"
Graziella Folchini Grassetto
Nel corso del Novecento numerosi scultori si sono dedicati al gioiello, trasferendovi il proprio lessico figurativo, a volte come semplice miniaturizzazione, altre, invece, intervenendo sulla scala minuziosa propria del gioiello. Per tutti il gioiello rappresenta una scultura da corpo, che veicola concetti ed aneliti, propri della ricerca artistica. La sezione si concentra sugli artisti internazionali che, a partire dagli anni settanta del Novecento, hanno rinnovato gli innesti tra arte e gioiello.
Curato da Graziella Folchini Grassetto
Gijs Bakker
Collana, Adam, 1988
ottone dorato, fotografia, PVC
31,2 x 28,4 x 0,9 cm
Adamo, nel grande arco dorato che lo include e lo sorregge, è solo.
Il soggetto michelangiolesco subisce l’eliminazione della figura divina che ha trasmesso il soffio vitale all’uomo che appare esserne posseduto nella gloria della sua prestanza fisica dove bellezza e forza sono esaltate.
Lisa Walker
Pendente, 2012
legno, fiori stampati, fasce incrociate di pittura a olio, filo
65,5 x 18,6 x 13,4 cm
Una scatola di legno su cui è stampata una immagine floreale è trattata con fasce parallele di pittura a olio che mimano una gabbia. Il contenitore diventa metafora del gioiello stesso, gelosamente custodito in un forziere, che acquisisce la magia del prezioso.
Ted Noten
Collana, serie Fashionista
Golden Girl, 2010
oro giallo, fibra di vetro, nylon
lunghezza 70 cm
La calzatura è elegante: tacco 12, fiocchi, pieghettature, fasce, nodi, intrecci. I sandali, nel loro aggregarsi in una collana, mimano l’espressività erotica del piede nell’evidenziarne
lo snodo del colmo, nell’improvviso scoprirne l’unghia laccata, nell’esagerare la tensione del tallone, nel sospendere e contemporaneamente esaltare la grazia della sottile caviglia fasciata
di un largo nastro. Gli interventi in oro sottolineano i momenti salienti di questa segnaletica sensuale.
Bruno Martinazzi
Bracciale, Metamorfosi 1, 1973
oro giallo, oro bianco
7 x 6,3 cm
La metamorfosi è cambiamento, assunzione di nuovo stato: interviene nell’attimo di crisi, di pericolo, di spavento, dove il debole trova difesa, rifugio, nel sottrarsi alla propria individualità per assumerne un’altra. La mano, una delle parti di massima comunicazione del corpo, si trasforma in un uncino esasperando le sue capacità difensive contro una minaccia
incombente.
Fritz Maierhofer
Spilla, 1987
oro giallo, oro bianco
15,5 x 3,5 cm
Barre portanti, in ori diversi, s’intersecano risolvendo in una contrapposizione astratta la loro specifica predisposizione a soluzioni strutturali.
Giampaolo Babetto
Spilla, Da Pontormo, 1989
oro giallo, argento
6 x 9,6 cm
Particolare tratto dall’affresco Cristo davanti a Pilato di Pontormo (Certosa del Galluzzo, Firenze), dove del coppiere sono evidenziate solo le gambe, dando risalto alla balaustra
da cui il paggio si distacca. Il vigore giovanile delle membra, in oro giallo, contrasta con la struttura geometrica in argento, classica composizione rinascimentale di cui vengono
esasperate l’essenzialità e la valenza prospettica.
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