Lunedì, 19 Novembre 2018

Alessandra Possamai: “Tra corone e tiare di ieri e oggi, alla scoperta di mode e donne”

Intervista alla curatrice della nuova mostra ospitata al Museo del Gioiello fino al 31 marzo 2019, “I gioielli del potere: corone e tiare”

Alessandra Possamai: “Tra corone e tiare di ieri e oggi, alla scoperta di mode e donne”

“I gioielli del potere: corone e tiare” ha aperto i battenti in occasione di VICENZAORO September 2018 e del grande evento VIOFF – il Fuori Fiera della Manifestazione, sabato 22 settembre.

La mostra, che arricchirà fino al 31 marzo 2019 le preziose collezioni del prestigioso Museo del Gioiello, ospitato all’interno della Basilica Palladiana di Vicenza, è un excursus tra le corone e le tiare del passato e del presente, e pone l’attenzione su quello che sono e quello che sono state.

Un salto nel gusto e nello stile tra epoche diverse e le meravigliose creazioni di grandi artisti tra cinema, design, moda, religione e alta gioielleria.

Come racconta la curatrice dell’esposizione, Alessandra Possamai: “Questa mostra nasce per far riflettere il visitatore sul ruolo e sul valore di oggetti preziosi e di grande valore come corone e tiare, ieri e oggi. Un’idea della Direttrice del Museo del Gioiello, Alba Cappellieri, che ha voluto fortemente indagare sul ruolo di questi oggetti nel contemporaneo. Non si tratta quindi di una mostra di carattere storico, ma di un percorso all’interno di vari mondi, attraverso alcuni protagonisti e artisti”.

Il tutto partendo proprio dal concetto di corona e tiara, oggetti simili ma profondamente diversi: “La corona è di forma circolare, la tiara semicircolare e non ha alcun potere sovrano e tanto meno si trasmette tra i successori per indicare il potere che si è assunto”.
Questi preziosi manufatti, inoltre, nella storia hanno avuto un importante valore politico e sociale, in quanto “simboli di un potere politico e sociale, economico ed affettivo, segno dell’eccellenza dell’arte orafa. Sono opere ancora molto attuali nella produzione del gioiello, vere icone di stile di ieri come oggi. La storia della corona e della tiara o diadema si è fin da subito intrecciata”.

Quali pezzi si potranno ammirare in mostra? “Saranno 25 creazioni di diverse epoche e di grande valore e fascino, seppur non di carattere “archeologico”. Per il loro reperimento ho intrapreso un percorso tra tendenze e settori, ad esempio collaborando con la storica famiglia di gioiellieri Petochi di Roma – tra le più rinomate al mondo dal 1884 - che porteranno 2 tiare antiche di inestimabile valore, una delle quali arriva direttamente da una loro collezionista, donatale a sua volta dalla nonna come simbolo della tradizione delle più importanti e ricche famiglie siciliane del passato, che erano solite regalare alle spose una tiara in occasione delle nozze. Poi c’è il corallo con il grande Platimiro Fiorenza, uno dei più grandi corallai di Trapani e del Mediterraneo, la cui particolare lavorazione con retro incastonatura di questo materiale trae spunto da quella portata dagli ebrei del Maghreb”.

E poi spazio al mondo del design, con le opere di alcuni artisti come Cosimo Vinci con “la sua corona-ghirlanda dal titolo Hera, dedicata alla dea che per i continui tradimenti diventa estremamente crudele con gli uomini, ma al tempo stesso dea protettrice delle donne e del matrimonio. Le creazioni dei designer rappresentano la volontà di smitizzare la valenza del “potere” come rappresentazione di desiderio di dissacrante ironia e di messaggio colto”.

Poi il mondo del cinema, con alcuni prestigiosi pezzi della collezione di Gerardo Sacco: “L’incontro con il regista Franco Zeffirelli gli ha permesso di avere una dimensione internazionale, soprattutto con il film “Il Giovane Toscanini”, per il quale ha creato i gioielli di scena, ma anche per la realizzazione della corona della Regina Gertrude nell’”Amleto”, interpretata Glenn Close, una lastra in argento sbalzata a mano con pietre dure o quella di Re Claudio, sempre nell’”Amleto”, interpretato da Alan Bates o la ghirlanda di Ofelia, pietre dure e perle sintetiche, indossata da Helena Bonham Carter. Ha contribuito artisticamente anche al musical tratto dal romando di Alessandro Manzoni “I Promessi Sposi”, con la regia di Michele Guardì, realizzando i gioielli di scena. La guazza in argento 925, perle, cammeo centrale e sfere cave erano regalate dallo sposo alla sposa come pegno d’amore, diventano poi parte del costume tradizionale femminile lecchese e sono l’ornamento di Lucia Mondella, venivano anche chiamate le tiare dei poveri”.

E poi spazio al diadema di Sacco riproduzione di quello aureo di Hera Lacinia, ritrovato sul promontorio a Crotone e custodito nel Museo Archeologico Nazionale della città: “La corona doveva cingere la testa del simulacro della dea e l’effigie della testa coronata di Hera, presente su alcune serie monetali dell’antica Kroton del IV secolo a.C. La provenienza del Diadema Aureo non è certa, in tutti gli scavi sin qui condotti nel Meridione d’Italia non sono mai stati trovati oggetti votivi di tale fattura”.

Cinema, design, storia e gioielleria e anche moda, un ambito nel quale questi oggetti sono più che mai attuali: “Tornate in auge nelle collezioni dei più importanti stilisti del mondo, corone e tiare sono legate a filo doppio con il mondo fashion. Come dimostra il marchio Sharra Pagano, fondato nel 1969 da Lino Raggio e Gianfranco Signori, e che ha creato tiare memorabili per i più famosi soprani. In mostra saranno presenti una tiara realizzata per il soprano Ghena Dimitrova ne “La Gioconda” di Amilcare Ponchielli e una corona in ottone argentato realizzata a traforo strass su sede forata a cono, a testimonianza dell’eclettica creatività di questo brand che, unita alla tecnica, ha forgiato opere straordinarie protagoniste tra passerelle e riviste”.

Una mostra che vuole raccontare il valore di questi preziosi manufatti ieri e oggi: “Una volta tiare e corone erano simbolo di potere e benessere economico. Oggi invece è come se la donna contemporanea, indossandole per divertimento o vanto, si potesse incoronare autonomamente a regina, senza infrangere desuete leggi del galateo, ma confermando la sua indipendenza tra bellezza, affermazione e gioco”.

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